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venerdì 30 luglio 2010

28 luglio 1935: Tazio Nuvolari re del Nurburgring



Il 28 luglio 1935 davanti ad un pubblico composto da circa 250.000 tifosi tedeschi, ufficiali nazisti e lo stesso Adolf Hitler, prende il via il Gran Premio di Germania. Malgrado il cielo gonfio di pioggia, i tifosi assediano il circuito del Nuerbürgring, nella Renania Palatinato. Ombrelli, salsicce, birra e motori. Una scampagnata a caccia di un improbabile sole e di forti emozioni. Le pendici boscose dell'Eifel (altopiano della Germania occidentale) sono coperte da una folla rumorosa venuta ad assistere al grande scontro fra i bolidi color agento della Mercedes e dell'Auto Union.











Tedeschi contro italiani
I due squadroni tedeschi sono pronti a una battaglia feroce: la Mercedes con Caracciola, Fagioli, Lang, von Brauchitsch e Geiger, l'Auto Union con Rosemeyer, Varzi, Stuck e Pietsch. Ci sono anche le Alfa Romeo di Nuvolari, Chiron, Brivio e Balestrero, ma sembrano condannate a fare da comparse. Potenza, tecnica, denaro, prestigio. La Germania ha investito molto sulle 8 cilindri Mercedes e sulle 16 cilindri Auto Union di Ferdinand Porsche e ora sta raccogliendo i frutti. «Nuvolari ha solo un glorioso passato - dice Neubauer, l'arrogante capo della Mercedes - Il presente e il futuro appartengono ai piloti del Fuehrer».


La vecchia Alfa P.3 
Quel giorno, sul circuito maledetto segnato da tante croci, l'Alfa schiera la vecchia P3 dell'ingegner Vittorio Jano, una 3.000 a 8 cilindri, con 265 cavalli contro i 430 dei bolidi d'argento. I tedeschi sono più forti. Usano materiali nuovi, sprigionano potenze spaventose. Ma Nuvolari non ci sta: è malandato in salute, cammina zoppicando, ha il corpo in cui ogni ferita è un ricordo, ha vinto tutto ma non è appagato. Indossa l'inseparabile polo gialla con le iniziali, pantaloni azzurri, la tartaruga d'oro portafortuna dono di Gabriele D'Annunzio, il nastro tricolore al collo e vuol dimostrare, ancora una volta, di poter fare la differenza, di non essere al tramonto: di essere ancora il numero uno.











Il capolavoro del "Nivola" 
Il Nurburgring, circuito tortuoso e difficile, è tagliato su misura per lui. Le curve, da sempre, sono sue alleate, sue complici: all'Eifel sono 174 e possono annullare i cavalli di differenza fra l'Alfa e i bolidi tedeschi. La mattina della gara il "Nivola" dice: «Oggi me lo sento, vinco io, trovate una bella bandiera tricolore». Sarà di parola. Tra i pini fasciati di nebbia del circuito più infernale del mondo, Nuvolari compie il suo capolavoro. 
Resiste al ritmo vertiginoso dei tedeschi e viene fuori alla distanza. Al via della gara Caracciola prende subito la testa seguito da Nuvolari che brucia 4 avversari, ma Rosemeyer e Fagioli lo sorpassano quasi subito. La gara si sviluppa intorno al duello tra i due assi tedeschi Caracciola e Rosemeyer ma qualcuno si dimentica di dirlo a Nuvolari! Al 10° giro riesce a portare la sua poco potente Alfa in testa e, dopo la sosta ai box, si ritrova sesto. Guidando come un indemoniato sorpassa prima Fagioli, quindi Rosemeyer e Caracciola ed alla fine Stuck. All’inizio dell’ultimo giro il suo distacco dal leader della corsa, von Brauchitsch, e di ben 30 secondi ma anche quando tutto sembra perduto Nuvolari non smette la sua cavalcata... 
All'ultimo giro supera von Brauchitsch e vince tagliando il traguardo in un silenzio irreale, con lo speaker tedesco che balbettava frasi sconnesse. Solo dopo un attimo il pubblico gli conferì quell’onore che meritava. L’ultima beffa per i tedeschi prima di salire sul podio. Al momento della premiazione, venne riferito che non poteva essere suonato l’inno italiano. Gli organizzatori tedeschi ed un pò tutta la Germania di Hitler erano cosi’ certi della vittoria di un loro pilota che non se ne erano procurati una copia. Nuvolari rispose senza scomporsi che non c’era problema, e corse personalmente a prendersi il disco con l’inno di Mameli che portava sempre con se, prima di farsi cingere dalla corona d’alloro.





La leggenda 

Quel giorno, nell'urlo lacerante dei motori, sulla pista buia che taglia i monti, Nuvolari innesta la marcia della leggenda. Uomo e campione del suo tempo, nazionalista con un timbro di audacia dannunziana, arruolato d'autorità nella legione fascista dei miti, corteggiato dalle dame di cuori più titolate d'Italia, diventa l'emblema sportivo di un Paese che si appresta, sulle ali della presunzione, a conquistare un impero.

2 commenti:

  1. Spiacente contraddirla, ma nel 1935 l' inno d'Italia era la marcia reale e non l' inno di Goffredo Mameli

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  2. Si narra che fu suonata la canzone "o sole mio"perché i tedeschi sicuri di vincere non avevano provveduto a reperire l'inno italiano.cmq da verificare.

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