Perché gli uomini non nascono tutti uguali? Perchè - se Dio esiste o la Natura - permette o decide che un uomo nasca ricco e sano, e talentuoso, e un altro nasca invece malato e povero, o tutt'e due le cose insieme ?
E' una dei grandi misteri fondamentali dell'esistenza, sul quale l'uomo si interroga fin dalla notte dei tempi.
E a questa domanda ciascuna delle grandi religioni ha dato una risposta diversa. Perchè a uno poco e a un altro tanto ? E' in fondo la domanda contenuta anche nella Parabola dei Talenti - come abbiamo visto - perchè Dio (cioè il Padrone, nella parabola), non dà a ciascun servo lo stesso 'patrimonio', ma ad ognuno una misura diversa. Quindi, c'è una differenza (una ingiustizia?) già in partenza.
La questione, in filosofia e in telogia, prende il nome di mysterium iniquitatis.
Il cristianesimo affronta il problema da subito. E' anzi come al solito Paolo, a sollevare la questione.
Rileggiamo la Seconda lettera ai Tessalonicesi (2 Ts 2, 1):
"Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente.
Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni' essere che viene detto 'Dio' o è oggetto di culto, 'fino a sedere' nel tempio di 'Dio', additando se stesso come 'Dio'. Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora.
Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Solo allora sarà rivelato 'l'empio' e il Signore Gesù lo 'distruggerà con il soffio della sua bocca' e lo annienterà all'apparire della sua venuta, l'iniquo, la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi.
E per questo Dio invia loro una potenza d'inganno perché essi credano alla menzogna e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all'iniquità.
Noi però dobbiamo rendere sempre grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l'opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità."
E' un passo di Paolo che ha dato moltissimo da penare agli esegeti anche perchè sembra sicuro che l'Apostolo si riferisca a cose da lui dette a viva voce (e mancanti nel testo).
Ricordiamo che la seconda lettera ai Tessalonicesi è stata scritta nell'anno 51. E' uno dei più antichi testi del nuovo testamento, neanche vent'anni dopo la morte di Cristo !
Cosa dice qui Paolo, in questo brano conosciuto come apocalisse paolina ?
Sostanzialmente questo: che il mistero dell'iniquità è già in atto. E in seconda istanza, che questo mistero dell'iniquità è necessario. E in qualche modo sembrerebbe che il mistero dell'iniquità non ha tanto a che fare con Dio, quanto con l'uomo che - con il peccato - si allontana da Dio, tradisce Dio.
La concezione paolina è questa:
L'iniquità - l'ineguaglianza di partenza degli uomini - non è ingiustizia, anche quando appare come tale agli occhi degli uomini. Anche un uomo malato, debole, sfortunato, può esprimere il suo talento agli occhi del Signore, e cioè la sua fede. E l'uomo ricco, fortunato, sano, può essere invece proprio lui l'uomo iniquo, l'uomo che contraddice la fede, mistifica, inganna.
Le condizioni iniziali, insomma, non contano.
Come scriveva Leonardo Sciascia: 'A ciascuno il suo'. Sta poi ad ognuno moltiplicare il suo unico - o i suoi molti - talenti.
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